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sabato 18 luglio 2009

Ma COSA MI INTERESSA se il Papa si è rotto il polso???


“Sono un paziente come tutti gli altri”, ha detto Benedetto XVI nell’ospedale di Aosta mentre gli ingessavano il polso fratturato. Purtroppo i telegiornali pubblici e privati non l’hanno accontentato: ieri “aprivano” tutti con la notizia del sacro polso rotto. Oggi invece nessun giornale apre con quella notizia. Eppure chi dirige i telegiornali, almeno in teoria, fa lo stesso mestiere di chi dirige i giornali: quello di giornalista. Delle due l’una: o hanno sbagliato valutazione tutti i direttori dei telegiornali, o l’hanno sbagliata tutti i direttori dei giornali. Ma c’è anche una terza ipotesi: che i direttori dei telegiornali non siano lì per fare i giornalisti. Dunque non valutino le notizie in base all’importanza, ma alla convenienza.

Il polso fratturato del Papa è una curiosità, che un giornale serio relega fra le notizie brevi, ignorando bellamente il solito teatrino di scappellamenti istituzionali (Napolitano: “Desidero esprimere i miei auspici di pronta guarigione”; Alemanno: “Devota e filiale vicinanza della Città di Roma”; cardinal Poletto: Mi auguro che la frattura non procuri sofferenze”…). Non per un accanimento vetero-anticlericale, ma perché le conseguenze di quella frattura sono pressochè nulle sulla vita del Pontefice e totalmente nulle sulla nostra vita. Eppure i telegiornali hanno ritenuto che il polso ingessato di Ratzinger fosse molto più importante dello scudo fiscal-criminale del governo, dei giornalisti ammazzati nella Russia dell’amico Putin, della rivolta in Iran, delle tessere gonfiate del Pd, del pacchetto razzial-securitario del governo promulgato con riserva da Ponzio Pelato, delle sconvolgenti novità sui mandanti occulti delle stragi di mafia e sul filo diretto Provenzano-Ciancimino-Dell’Utri-Berlusconi, degli alti lai di Mastella per il misero stipendio di 6 mila euro al mese riservato ai parlamentari europei e alle proteste degli ex parlamentari italiani che dovranno addirittura pagarsi il ticket in autostrada come i comuni mortali.

Le disavventure del vaticanista del Tg3, rimosso per una battutaccia sul Papa e i suoi “quattro gatti”, hanno certamente influito. Così come hanno influito le nomine in arrivo nel secondo e nel terzo canale Rai, con relativi tg. Ma soprattutto ha influito l’eterna impermeabilità della televisione, pubblica e privata, alle regole minime dell’informazione: ormai è cosa assodata che i telegiornali non siano al servizio dei telespettatori, ma del governo e dell’opposizione, della Confindustria e del Vaticano, della Banca d’Italia e del Quirinale, delle Forze Armate e dell’Esercito della salvezza. Una specie di Camera dei Fasci e delle Corporazioni addetta permanentemente a smarchettare per chiunque possegga un grammo di potere, anche quando scoreggia o starnutisce, e a occultare qualunque notizia dia fastidio a lorsignori.

Oggi, alle 13.30, il Tg1 di Augusto Menzognini era un rosario di cronache nere, interrotte di tanto in tanto dalle ultime novità sul polso pontificio e sulle vacanze di Fiorello. Le ingerenze vaticane nella politica e nell’informazione al seguito non bastano più a spiegare tanto servilismo, se non si tien conto dell’innata predisposizione di politici e mezzibusti a obbedire, anzi a prevenire gli ordini superiori. Viene in mente una leggendaria vignetta di Altan su Linus di qualche anno fa. Raffigura un signore di mezza età, vestito di tutto punto in completo e lobbia, con alle spalle un prete in abito talare. Il prete spalanca un ombrello e, mentre glielo infila aperto proprio lì, domanda educato: “Disturbo?”. Il signore risponde rassegnato: “Si figuri, lei sfonda una porta aperta”.

da Voglioscendere

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