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mercoledì 22 luglio 2009

Le centrali energetiche del futuro? Gli edifici



L'uomo deve impegnarsi concretamente al recupero dell'ambiente partendo dalle proprie abitazioni, dalle città dove è concentrato gran parte del problema energetico del pianeta: è necessaria una vera e propria “rivoluzione” in architettura, come previsto dalla “dichiarazione di Venezia” firmata da architetti di fama internazionale sul tema della sostenibilità. L'obiettivo è di consentire a milioni di persone di produrre energia pulita e rinnovabile propria tramite le loro attività commerciali, istituzioni pubbliche e abitazioni e di condividere le eccedenze energetiche con altri tramite reti intelligenti di servizi pubblici, avviando di fatto la Terza Rivoluzione industriale e una nuova era post-anidride carbonica.

È quanto emerge dal workshop, promosso dal centro di ricerca Citera, svoltosi ieri 15 giugno alla facoltà di architettura Valle Giulia dell'Università la Sapienza di Roma, a cui ha partecipato con una “lectio magistralis” l'economista di fama internazionale Jeremy Rifkin, presidente della Foundation on Economic Trends, firmatario della “Dichiarazione”.

La “Dichiarazione di Venezia”
Obiettivo del seminario era quello di definire il ruolo e l'apporto degli architetti all'interno di quella che l'economista e filosofo americano ha profetizzato la terza rivoluzione industriale, i cui quattro "pilastri" sono le energie rinnovabili, gli edifici ad energia positiva, l'idrogeno e le reti intelligenti. La base di partenza è la Dichiarazione di Venezia, un vero e proprio proclama sui fondamenti del nuovo paradigma dell'architettura sostenibile presentato all'11.ma Mostra internazionale di Architettura della Biennale di Venezia.

Alla giornata di discussione hanno preso parte, fra gli altri, il Rettore della Sapienza, Luigi Frati, il Direttore del Citera della Sapienza, Livio De Santoli, il Presidente di Foundation on Economic Trends, Jeremy Rifkin e gli architetti Stefano Boeri, Mario Cucinella e Franco Purini. Importante la partecipazione di numerosi esperti stranieri, in particolare delle nazioni che hanno per prime messo in pratica i nuovi principi dell'architettura, come Francia e Spagna.

Edifici come centrali energetiche
Secondo Rifkin, la crisi dell'economia e della finanza tradizionali e l'emergere del problema del riscaldamento globale consente di volgere la crisi in opportunità, realizzando una vera e propria rivoluzione nel modo di produrre, immagazzinare e distribuire l'energia. Al centro di questa visione Rifkin pone gli edifici, le nostre case che dovranno essere riconvertite in “centrali energetiche”, con al proprio interno tutti gli strumenti e gli elementi in grado di ottimizzare l'efficienza energetica. “Il G8 dovrebbe convincere i grandi leader a dare vita alla terza rivoluzione industriale, vale a dire un modello sostenibile che faccia convergere impresa, politica e società civile sui temi delle energie rinnovabili e la riconversione degli edifici”, ha affermato Rifkin a margine del forum internazionale della sostenibilità.


Edifici ancora energivori
Renato Cremonesi, presidente della Cremonesi Consulenze, è intervenuto nel corso della Seconda Sessione del Seminario, dedicata agli “Edifici ad Energia Positiva”, su “L'esperienza italiana: la gestione energetica degli immobili”. Secondo i dati forniti da Cremonesi, i consumi di energia primaria (l'energia che serve a mantenere le condizioni di comfort all'interno di un edificio) sono pari a 31.158.240 tep (tonnellate equivalenti di petrolio, cioè la quantità di energia contenuta in una tonnellata di petrolio) che a loro volta portano a una bolletta energetica di 32.069.720.871 euro. La fetta maggiore di questa cifra è destinata ai consumi termici (66%) mentre la parte restante viene spesa per i consumi elettrici (34%).

I consumi termici, quindi, fanno la parte del leone nel bilancio energetico delle nostre abitazioni, in particolare per quel che riguarda il riscaldamento che rappresenta il 55% delle spese totali. Per quanto riguarda le emissioni di CO2 anche in questo caso si registra una predominanza dei consumi termici (59%) all'origine delle emissioni di gas a effetto serra, mentre il 41% è originato dai consumi elettrici. “Il sistema italiano - ha affermato Cremonesi - deve effettuare una netta inversione di marcia per passare a un migliore sfruttamento dell'energia, visto e considerato che attualmente il 55% dell'energia legata alle case in cui viviamo viene dispersa, cioè sprecata”.

“Partire dalle città - ha aggiunto Livio de Santoli, direttore del centro i ricerca Citera - significa affrontare il problema energetico degli edifici e della mobilità. No, quindi, alla logica consumistica che ha condotto l'uomo all'isolamento ma egli deve trasformarsi da consumatore di energia (passivo) a produttore di energia (attivo) in una rete globale, condividendo l'energia prodotta con gli altri”.

da Casaeclima

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