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giovedì 23 luglio 2009

Il Governo boccia il solare termodinamico


In un’intervista al Corriere della Sera di circa dieci giorni fa, il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia aveva messo in guardia sul rischio che il patto sul clima del G8, che prevede il taglio dell’80% dei gas serra entro il 2050, “resti un’utopia”.

Prima e principale via da seguire per poter almeno tentare di centrare l’obiettivo è non cedere nemmeno un centimetro nella ricerca delle fonti alternative di energia. Purtroppo, la mozione presentata dal Governo stamattina, sembra cedere distanze ben maggiori.

La brusca frenata arriva sul terreno del solare termodinamico che, secondo la mozione di oggi (a firma, tra gli altri, di Gasparri, Quagliariello, Nania e Dell’Utri), sarebbe altamente critica e dalle incerte le potenzialità: “I primi tentativi di realizzare impianti di solare termodinamico anche di consistenti dimensioni, risalenti a più di 30 anni or sono, non sono stati persuasivi nei risultati e quindi abbandonati e attualmente è inoltre difficile prevedere quali potranno essere i costi di installazione e gestione di tale tecnologia in futuro…pertanto, appare economicamente più vantaggioso puntare sulle tecnologie per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per le quali i costi connessi alla curva di apprendimento risultano prossimi alla combinazione ottimale di efficacia ed efficienza quali, in particolare, le tecnologie del solare fotovoltaico, del consumo di biomasse e dell’eolico… e destinare ai suddetti obiettivi tutte le possibili risorse, ivi comprese quelle dei fondi non attivati per l’incentivazione di energie non ritenute proficue”.

Una scelta che potrebbe avere pesanti conseguenza e che può essere letta come un consapevole indirizzamento delle risorse disponibili verso altre fonti energetiche e, segnatamente, il nucleare. E pensare che proprio ieri il Governo canadese ha sospeso una gara per due reattori atomici per eccesso di costo: 4.600 euro per kW installato, per un totale di 15 miliardi di euro.

Ma si sa, sono scelte quasi esclusivamente politiche e non “scientifiche”, però bisogna fare attenzione perché uscire da grossi progetti e percorsi di ricerca internazionali potrebbe farci rimanere ancora più indietro rispetto ai nostri partners europei rispetto ai quali, solo 15 anni fa, eravamo leader incontrastati del settore.



A dimostrazione che il settore è in forte espansione, ricordiamo che da circa venti anni sono in esercizio nove grandi impianti termoelettrici solari di questo tipo in California e nel deserto del Mojave per una potenza elettrica complessiva di 350 MW, e nel 2007, sempre negli Stati Uniti, è entrata in esercizio la prima centrale americana di nuova generazione, Nevada Solar One, per una potenza di capacità installata di 64 MWh.

In Europa è stata la Spagna ad aver avviato a partire dal 2004 un programma industriale finalizzato alla realizzazione di una trentina di centrali di potenza complessiva di circa 1.300 MWh, e nel 2007, il gruppo italiano Gengroup, specializzato per la produzione di energia da fonti rinnovabili, è stato incaricato della realizzazione in Libia della prima fase della costruzione di una centrale a ciclo solare termodinamico.

Abbiamo poi recentemente parlato del progetto Desertec e della concreta possibilità che investendo nel nuovo solare termodinamico a concentrazione si possa, nel giro di non molti anni, coprire buona parte del fabbisogno energetico europeo senza gli innumerevoli problemi (artatamente negati) dell’energia nucleare.

Non ci resta che sperare in una presa di coscienza dei singoli parlamentari!

da Il pannello fotovoltaico

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