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martedì 10 novembre 2009

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lunedì 24 agosto 2009

Una montagna di balle

Buona Visione !

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LETTERA DI PATRIZIA GENTILINI



Lettera al direttore inviata ai quotidiani dell'Emilia:

Forlì 1 agosto 2009


Gentile Direttore,
la recente scomparsa di giovani e giovanissimi per cancro nel nostro territorio ha riempito le cronache nelle ultime settimane: passata l’emozione del momento e lasciando perdere gli interrogativi che i singoli casi suscitano e su cui anche la Magistratura indaga, vorrei tornare a riflettere su questo tema così scottante. Riconosco che, specie il primo agosto, sarebbe più normale pensare alle ferie e cercare svago e distrazione, ma ci sono purtroppo problemi dai quali non ci si può distrarre, se non altro perché nessuno può ritenersene immune: secondo gli ultimi dati dei Registri Tumori in Italia un uomo su due ed una donna su due è destinato a vedersi diagnosticare un cancro nel corso della vita. Al di là delle benevole favole che qualcuno, da decenni, continua a raccontare e cioè che la soluzione del problema cancro è a portata di mano, che si tratta di un effetto legato solo all’ invecchiamento, che fra 10 anni nessuna donna più morirà per cancro alla mammella, la realtà è ben altra ed è sotto gli occhi di tutti.

Di fatto l’età di insorgenza dei tumori si è abbassata straordinariamente: da una recente ricerca risulta che in Italia gli interventi per cancro alla mammella in età giovane sono cresciuti in sei anni del 28.6%,e se da un lato diminuisce l’incidenza dei tumori correlati al fumo, specie nei maschi, sta drammaticamente aumentando l’incidenza di tumori che nulla o quasi hanno a che fare col tabagismo: linfomi, leucemie, cancro a rene, pancreas, prostata, tumori cerebrali ormai sempre più correlati anche con l’uso del telefonino…. I tumori nell’infanzia poi sono in drammatico aumento: in Italia +2% annuo (doppio rispetto alla media europea) e tra i bambini sotto l’anno di età l’incremento è addirittura del 3.2% annuo. Vorrei anche ricordare che l’incremento di cancro è solo la punta dell’iceberg del danno complessivo alla salute che stiamo recando ai nostri bambini: mi riferisco all’aumento di disturbi neuropsichici, intellettivi, relazionali, del comportamento, fino all’autismo, per non parlare dell’incredibile incremento di patologie allergiche, respiratorie, endocrino – metaboliche, diabete, disturbi alla tiroide, criptorchidismo, ecc. Cosa sta succedendo ?
Non sarà che ciò che alcuni medici, spesso definiti “allarmisti”, sostengono da anni è tragicamente vero?.
Vi invito a fare un semplice ragionamento: cosa mai vi può capitare se camminate in un campo minato? E’ ovvio che tante più mine sono state disseminate tanto più è probabile incapparci e saltare per aria….. Così è per il cancro e le “mine” cui mi riferisco sono cancerogeni noti da decenni quali benzene, arsenico, nichel, cromo, cadmio, piombo, diossine, per non parlare di PCB, particolato, pesticidi…. che continuiamo a riversare intorno a noi e di cui mai nessuno parla, visto che solo la CO2 ( che non è un veleno!) sembra meritare l’onore delle cronache! Da dati ufficiali emerge, ad es., che in Italia, nel pieno rispetto dei limiti di legge, abbiamo immesso in un anno in aria ed acqua: benzene 715.6 ton, arsenico 8.0 ton, cadmio 3.0 ton, cromo 140.0 ton, nichel 80.6 ton. L’ inventario europeo delle diossine ci dice che in un anno nel nostro paese ne sono state prodotte 558 grammi, ovvero, in media, circa 1,5 g al giorno: può sembrare poco ma rappresenta la dose massima tollerabile per oltre 10 miliardi (!) di persone… Sapendo che si tratta di molecole che hanno tempi di dimezzamento di decine/centinaia di anni e che quindi ogni nuova dose si aggiunge alla precedente, come la mettiamo? La nostra regione poi è al primo posto per uso di fitofarmaci e spargiamo in media 5.7 kg di prodotti chimici per ettaro. Ci siamo mai chiesti dove vanno a finire tutti questi veleni? Purtroppo ovunque e anche dove non vorremmo mai trovarli, ad esempio nel sangue del cordone ombelicale in cui sono centinaia le sostanze chimiche tossiche, cancerogene e nocive che si ritrovano stabilmente: qualcuno può pensare, in totale buona fede di assolverle?
Da tempo è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti ed agire per ridurre l’esposizione delle popolazioni agli agenti tossici promuovendo la Prevenzione Primaria.
Non è necessario per fare questo conoscere i minimi dettagli del processo della cancerogenesi o il ruolo che ogni singolo agente riveste: la letteratura segnala ormai, su larga scala ed in individui sani, come l’espressione di geni “chiave” si modifichi a seconda dell’esposizione a tossici ambientali e di conseguenza si alterino funzioni cruciali del nostro corpo aprendo la strada all’insorgere di neoplasie e non solo.
Il fallimento dell’approccio “riduzionista”, il vecchio paradigma secondo cui si analizza un agente per volta, senza tenere conto delle innumerevoli variabili biologiche e che non permette mai o quasi di giungere a conclusioni esaustive, è ormai sotto gli occhi di tutti. Fortunatamente nel mondo si infittisce la schiera di medici e ricercatori indipendenti che invocano un cambio di rotta nella strategia della guerra contro il cancro, ossia una drastica riduzione della esposizione ad agenti tossici e nocivi in tutti gli ambiti di vita, l’unica strada che finora ci si ostina a non imboccare con decisione. Eppure, in quei rari casi in cui questo si è fatto, i risultati non sono mancati: in Svezia, dove trenta anni fa sono stati messi al bando determinati pesticidi, seguendo le indicazioni di medici coraggiosi, oggi si registra una riduzione nella incidenza dei linfomi.
Si tratta di una strada difficile, che va contro enormi interessi, economici e non solo. M. Plank (premio Nobel per la Fisica) ci ricorda che “ i vecchi paradigmi vengono abbandonati solo quando coloro che su di essi hanno costruito la propria carriera e fortuna sono morti”.
Ma ricordiamo anche le parole di Samuel Epstein, un grande medico americano:”quasi tutti gli americani conoscono le pene causate dal cancro a parenti e amici. Il crimine è che molti di questi tumori sarebbero evitabili”; se trasferiamo queste parole all’infanzia ed alle giovani generazioni l’obbligo di abbandonare i vecchi paradigmi e di passare dalle parole ai fatti diventa ancora più pregnante e credo convenga a tutti noi riflettere, anche ai primi d’ agosto e sotto l’ ombrellone, sulla necessità di fare cambiare idea a chi di dovere prima che sia davvero troppo tardi per tutti !

Patrizia Gentilini, Oncoematologo
Associazione Medici per l’ Ambiente ISDE Italia

venerdì 7 agosto 2009

Berlusconi "eroe" del gasdotto? La "sorpresa" della Turchia



Una fonte del governo turco rivela il retroscena della firma dell'accordo South Stream
"Il premier ha chiamato: voleva partecipare alla cerimonia. Putin e Erdogan hanno sorriso"


ISTANBUL - Quando il presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi ha definito come "un grande successo della diplomazia italiana" l'accordo siglato ieri tra Turchia e Russia sul gasdotto South Stream, il governo di Ankara si è stupito non poco. Lo rivela una fonte del governo Erdogan alla Reuters, che oggi riporta la ricostruzione della bizzarra "intrusione" di Berlusconi nella cerimonia della firma.

Gli accordi tra Mosca e Ankara per far passare il gas russo attraverso le acque turche del Mar Nero fino all'Europa erano "già stati conclusi - racconta la fonte alla Reuters - quando il governo turco ha ricevuto un'inaspettata richiesta dell'ultimo minuto da parte di Berlusconi che voleva partecipare alla cerimonia della firma" del premier russo Vladimir Putin e di quello turco Tayyip Erdogan, ad Ankara. La fonte aggiunge che si è creata una "certa sorpresa" quando ci si è resi conto che Berlusconi voleva rivendicare l'accordo come un suo successo personale.

"E' il tipo di cosa che può causare un problema diplomatico - dice ancora la fonte turca - Ma siccome si trattava di Berlusconi, ha solo fatto sorridere i due leader". La Reuters cita anche il sito del governo italiano che riporta la dichiarazione secondo cui il progetto South Stream è "un successo personale del primo ministro italiano". Per i turchi, una vera "esagerazione".

da Repubblica

Non leggete questo post! (messaggio a Silvio)


Non leggete questo post: è banale, troppo, troppo banale, forse il più banale che abbia scritto (finora). Apro Repubblica e nella consueta pagina dedicata a Berlusconi leggo il titolo, ripreso dal Nouvel Observateur in compagnia di altri media stranieri, su “Berlusconi ormai ricattabile”, con immediata e pavloviana querela di Ghedini, l’Avv. del Pres. Ma come "ormai"? Da quindici anni la meniamo, ce la menano, ce la nascondono sul passato dell’utresco di Silvio, e siamo solo ad "ormai"?

In compenso in un riquadrato c’è il sunto della conferenza stampa del Presidente del Milan (autosospeso per conflitto di interessi quando è a Palazzo Chigi…) che illustra la campagna acquisti, a Milanello. Ebbene, premetto che come capo azienda, sia del Milan che di Mediaset (e purtroppo tendenzialmente anche della Democrazia Italiana, e qui casca il ronzino…), Berlusca è insuperabile, il migliore. Ciò che sta facendo con il gioco delle tre carte, o delle tre noci con sotto il pisello (il suo?), tra Mediaset, Rai (direi Ray) e Sky ha del prodigioso. Quanto al Milan, vedrete che farà meglio quest’anno senza Kakà e con più motivazioni che non l’anno scorso: un genio, il Berlusca, in questo campo. E come si dice a Roma, dove tutto finisce in caciara, qui tutto finisce in comunicazione.

E infatti dal sunto della conferenza stampa citato c’è lui, il Nostro Eroe, quello che prima del potere politico mentre la sinistra dormiva o si faceva i fatti propri inanellava palazzi, tv e calcio negli ultimi trentacinque anni dell’Italia contemporanea, c’è lui che decodifica lo stato dell’informazione.

Plaude al giornalismo sportivo, che non fa domande al contrario del giornalismo politico (lui parla in generale ma intende quella parte che non è dalla sua o al suo, dico parte o libro paga), in base all’aurea regola che il tifoso legge solo della propria squadra, e solo il bene, le critiche a sfondo favorevole, le conferme, se no non compra più il giornale…

Silvio, sei un mostro, anzi un nuovo mostro per citarmi addosso con l’ultimo titolo del mio libro, e mostri sono i giornalisti sportivi che effettivamente Tu descrivi alla perfezione, che sai trattare avendoli trattati prima dei colleghi politici. Quello che non dici, perché è implicito, nelle cose, è però che hai ridotto il Paese a un derby calcistico permanente e i giornalisti per lo più a una manica di tifosi, in tutti i campi, a partire da quello leggermente impervio della politica, della libertà (popolo della) di espressione, della democrazia “ormai”- come scriverebbe Repubblica citandomi se fossi straniero- minata quasi irrimediabilmente.

Ma che ci frega, tifiamo Milan e vedrete che ci leveremo delle soddisfazioni quasi insperate. Lì Lui è quasi infallibile.

E non dimenticate: non leggete questo post!

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Calabria, Acquaformosa si "deleghizza"


"Volete cambiare il Tricolore. Volete le gabbie salariali, e poi presidi, magistrati, poliziotti e carabinieri, impiegati dell’Inps e del catasto, tutti con il “passaporto” della Padania in tasca e il dialetto bergamasco sulla lingua. Insomma: volete sfasciare l’Italia. E noi ci deleghistizziamo». Incespica sull’ultima parola - un neologismo brutto ma necessario - ma riesce a dirla Giovanni Manoccio. Un sindaco che ha già sollevato un vespaio di polemiche. Perché il suo Comune (per sadico gusto della suspense vi diremo dopo come si chiama e dove si trova) è il primo d’Italia ad essersi «deleghistizzato».

Tranquilli, è tutto a posto. C’è una regolare delibera, approvata il 4 agosto all’unanimità, che prevede finanche l’installazione di «pannelli all’interno della cittadina con l’indicazione di “Paese deleghistizzato”». Ma c’è anche di più, l’approvazione di un decalogo sui «comportamenti da tenere nei confronti di tutti i popoli, compresi quelli celtico-padani». Dieci punti che vale la pena leggere perché sono il trionfo dell’ironia (merce rara in questa Italia intristita), con le citazioni dei vari «uomini di pensiero» leghisti (da Gentilini a Salvini, per capirci) modificate fino a renderle politicamente corrette. «Nel nostro paese non togliamo le panchine per gli immigrati, anzi le dotiamo di cuscini» (Citazione di Gentilini, il sindaco sceriffo). «Nel nostro paese non disinfettiamo i luoghi dove vivono gli immigrati: i nostri luoghi sono puliti naturalmente» (Tanto per sistemare il Borghezio che spruzzava spray sui vagoni frequentati dalle ghanesi). «Da noi è vietato scrivere “Forza Etna” o “Forza Vesuvio”: ma si può scrivere: “Fate l’amore non la guerra”. (E così quelli del pratone di Pontida sono contenti). «Nel nostro paese è vietato fare gli esami di dialetto per l’insegnamento nelle scuole: basta l’esame di abilitazione nazionale». (Tanto per avvertire la ministra Gelmini). «Nel nostro paese non sono ammesse le ronde: è consentito il libero passaggio e lo “struscio”». (Maroni ascolti). «Sono abolite le magliette con scritte offensive verso l’Islam: meglio essere nudi che cretini». (Calderoli, invece, si veste). «Nel nostro paese non si può gridare “Roma ladrona”: si può cantare “Roma capoccia”». Ma sono gli ultimi punti del decalogo a spiegarci in quale regione si trova il Comune ribelle e come si chiama. «Nel nostro paese non occorre affermare di avercelo duro: perché tutti lo sanno» e «Alberto Da Giussano da noi è ritenuto un dilettante al cospetto del nostro Giorgio Castriota Skanderbergh».

Siamo in Calabria. Terra di uomini tosti, di briganti e poeti, mafiosi e filosofi pazzi che ancora sognano la «Città del Sole», sinceri patrioti e un esercito di «Cetto La Qualunque» («Cchiù pilu pi tutti») pronto a ridicolizzare il celodurismo bossiano. E siamo ad Acquaformosa, nel cuore del Pollino. Paese di tradizioni antichissime, una delle rare isole linguistiche italiane, qui dal 1500 si parla arberesh, la lingua degli albanesi che trovarono rifugio in queste plaghe dopo la sconfitta di Giorgio Castriota Skanderbergh. Lingua, usi, costumi e tradizioni culinarie sono state conservate con gelosia. «Mire se na erdhet Firmoza» (benvenuti a Firmoza, Acquaformosa), c’è scritto all’ingresso del paese. «Timba piasur» (Pietra spaccata) è il luogo dove si trova la chiesa più bella del paese, quella di Santa Maria al Monte, nei secoli IX e X rifugio dei monaci che volevano salvarsi dalle persecuzioni islamiche. Se poi volete respirare atmosfere romaniche e tradizioni greco-bizantine e occidentali che si sono fuse nel corso dei secoli, dovete calpestare il sagrato della chiesa di San Giovanni Battista, nel cuore di «Firmoza».

Ma, più del monumento a Giorgio Castriota, sono i volti delle persone a raccontare la magia di questo luogo che ha imparato il valore grande della tolleranza e della convivenza tra genti diverse. Un pezzo minuscolo d’Italia che però ha partecipato, e sempre in prima fila, alla storia patria. Annunziato Capparelli, intellettuale e medico, il 3 aprile 1848 fondò la «Giovane Italia» e partecipò con altri sedici paesani alla «insurrezione calabra». Tra i Mille di don Peppino Garibaldi si contano molti «firmosioti». Giovanni Malescio, nome di battaglia «Vanni», durante la Resistenza fu comandante della Prima divisione della «Brigata Garibaldi».

«Questa è Italia, è Sud, è Calabria», dice il sindaco Giovanni Manoccio. «Non ce l’abbiamo con la Lega. I leghisti, per certi aspetti e per la loro folkloricità mi sono pure un po’ simpatici, ce l’ho con quella cultura che appartiene a certe “menti illuminate” del nord che guardano la Calabria con disprezzo. La mia è una provocazione, nessuno la può leggere come un episodio di razzismo al contrario. Noi siamo un popolo accogliente, tollerante, siamo una minoranza linguistica che quotidianamente si spacca la schiena per tirare avanti e per conservare le nostre migliori tradizioni, un patrimonio civile e culturale dell’Italia intera. Ma che ne sanno a Milano? Ci ho vissuto per quattro anni da meridionale emigrante. Lassù sanno poco dei nostri problemi, alleviamo i nostri figli con cura, li facciamo studiare e poi se ne vanno al nord ad arricchire l’economia di quelle regioni». Rabbia meridionale, provocazione, ironia, anche sano sfottò, che però nascondono un malessere vero. Che richiederebbe menti allenate alle buone letture per essere compreso. Il ministro leghista Luca Zaia ovviamente non capisce. E replica come sa fare.

«Il sindaco di Acquaformosa ha la mente smarrita. Venga a risciacquare i suoi deliri e i suoi fantasmi nelle acque del Po». Il sindaco sorride «qui da noi l’acqua è così pura che se proprio devo risciacquare...». Poi, però, si fa serio e rilancia. «Quando leggo certe prese di posizione finanche di ministri del governo con la tessera leghista in tasca e il fazzoletto verde in bella mostra, rabbrividisco. Poi penso che questi signori non conoscono l’Italia dei mille campanili e delle tante diversità. E allora conosciamoci meglio, noi siamo pronti a gemellarci con un paese del nord. Chi verrà a trovarci potrà soggiornare a nostre spese. Li porteremo in giro ad ammirare i luoghi, li faremo vivere a stretto contatto con la nostra gente, potranno ascoltare la parlata dei vecchi, la nostra lingua, ammirare le bellezze del paese, ma anche sentire le speranze dei giovani. Quelli ai quali la ministra Gelmini voleva cancellare la scuola elementare». Una storia dell’autunno scorso. Anche allora Acquaformosa fece parlare di sé: mancava il numero esatto dei bambini previsti dalle nuove norme e la scuola rischiava di chiudere. I piccoli delle elementari destinati a farsi qualche chilometro ogni giorno per studiare. E allora il paese intero si mobilitò, i nonni (anche qualche ultraottantenne) si iscrissero in massa alla prima classe. Vecchi e giovani, come ad Acquaformosa fanno dal 1500, salvarono il paese e la tradizione.

06 agosto 2009

L'Unità

giovedì 6 agosto 2009

I petrolieri: il prezzo non diminuirà. Il governo si accuccia



ROMA - Non se ne parla proprio. I petrolieri, a muso duro, hanno risposto picche ad una flebile richiesta del sottosegretario allo sviluppo economico,Stefano Saglia , per una minima riduzione del prezzo d prezzo dei carburanti. Il prezzo è giusto, gli aumenti sono giusti,governo e consumatori se ne facciano una ragione. Per le compagnie petrolifere non ci sono margini per alcuna riduzione. Neanche di quei 2 centesimi di euro al litro che aveva chiesto il ministero dello sviluppo economico.

Il responsabile delle relazioni esterne dell'Unione petrolifera, Marco D'Aloisi, al termine dell'incontro con il sottosegretario afferma: "Le compagnie nella loro piena autonomia ritengono non ci sia spazio per una riduzione dei prezzi". Poi non avendo di meglio da fare attacca le associazioni dei consumatori e i giornali per "l'ingiustificato" che avrebbero dato alle notizie degli aumenti. Tale rilievo sarebbe alla base delle proteste contro la crescita dei prezzi dei carburanti.Insomma se i giornali non ne parlavano le associazioni dei consumatori non avrebbero saputo e i cittadini sarebbero andati in vacanza felici e contenti. Per essere il responsabile delle relazioni esterne, quel tal Marco d'Aloisi deve avere un ben alto concetto della libertà dell'informazione. Ma nell'era berlusconiana c'è poco da aspettarsi.
in www.dazebao.org
Bocciata anche l'ipotesi di una previsione trimestrale dei prezzi (così come già avviene per il gas e l'elettricità) che è allo studio del ministro Scajola: "Sarebbe un ritorno all'indietro, sarebbero prezzi amministrati e, negli anni '70, quando c'erano i prezzi amministrati molte compagnie hanno lasciato il paese". Piuttosto "il governo potrebbe sterilizzare l'Iva", aggiunge D'Aloisi che ha il coraggio di bussare a quattrini. Il sottosegretario di fronta a tanta arroganza si limita a dire che “ in certe circostanze il governo può anche perdere la pazienza". Poi supplica i petrolieri perlomeno di non praticare nuovi aumenti nei giorni dell'esodo di ferragosto. "Se venisse meno l'impegno delle compagnie in questo senso- azzarda- valuteremo la possibilità di sanzioni amministrative" dice Saglia. Poi forse spaventato di essersi spinto troppo oltre e fa marcia indietr. Non parla più di sanzioni amministrative: "Noi abbiamo chiesto di ridurre i prezzi ma- afferma- non siamo in un regime sovietico, al massimo possiamo operare una moral suation nei confronti delle compagnie".
Il richiamo al “regime sovietico” rende i petrolieri ancor più arroganti: "I rincari sono ampiamente giustificati e crediamo - conclude D'Aloisi-che non ci sia spazio per ridurre il costo alla pompa. Finché siamo in un regime di libero mercato, il costo della benzina segue l'andamento del mercato" Ma quando il prezzo diminuisce ci si dimentica subito di seguire il mercato,ma questo il sottosegretario non lo dice