I tedeschi premiano Travaglio per l'informazione
Tg e giornali (a parte il Corriere) hanno confinato la notizia in poche righe, visibili solo al microscopio elettronico. E’ la prima regola del regime: quanto più la notizia è sgradita al potere, tanto più va nascosta. Era già accaduto con i provvedimenti che davano ragione a Genchi, a De Magistris e ai pm di Salerno: omertà totale. La scena si ripete con la sentenza del Tar Lazio che annulla la delibera con cui il Csm nel 2008 trasferì Clementina Forleo da Milano a Cremona per “incompatibilità ambientale”.
Contro la gip, rea di essersi occupata dei padrini politici dei furbetti, si erano scatenati i maggiori partiti e le maggiori cariche (anzi, scariche) dello Stato. Poi il Csm (un solo voto contrario: Antonio Patrono), aveva eseguito la sentenza già scritta. Ma, per il Tar, violò tre volte “il principio di legalità”. 1) Il nuovo ordinamento giudiziario vieta di trasferire un giudice per condotte colpevoli o colpose: proprio quel che ha fatto il Csm, cacciando la Forleo per “esternazioni” che - per legge - non sono punibili. 2) Il Csm ha stabilito che la Forleo non poteva più “svolgere le funzioni con piena indipendenza e imparzialità” a Milano, ma s’è dimenticato di dare “un’esauriente spiegazione”. Dunque la Forleo doveva restare a Milano. 3) La vicepresidente della I commissione, Letizia Vacca (Pdci), anticipò il giudizio definendo Forleo e De Magistris “cattivi magistrati”, dunque avrebbe dovuto astenersi dal voto, per evitare “un’alterazione del procedimento”. Ma se ne guardò bene, coperta dagli altri. Complimenti vivissimi al Csm. E alla libera stampa italiana.
Guarda la videointervista a Giovanni Pesce, difensore di Clementina Forleo, che commenta la sentenza del Tar
tratto da: Voglio Scendere
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