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giovedì 6 agosto 2009

L'Agcom dà ragione a Report contro Tremonti.Al centro del contendere la puntata della trasmissione sulla Social card.


L'Agcom dà ragione a Report contro Tremonti
Al centro del contendere la puntata della trasmissione sulla Social card.
Martina Aureli
Nessuna sanzione per la trasmissione di Rai3 Report. L'Autorità garante delle comunicazioni ha infatti deciso di archiviare l'esposto contro il programma di Milena Gabanelli presentato dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Al centro del contendere la puntata del 5 aprile scorso sulla social card. Secondo il ministro, infatti, in quell'occasione erano stati lesi "i principi di completezza, correttezza e obiettività" dell'informazione. Ma l'Authority non la pensa così: nella delibera di archiviazione, infatti, c'è scritto che "non si rilevano sconfinamenti del diritto di critica", e si precisa che "la tecnica informativa tipica di Report è stata ritenuta legittima dal Tribunale civile di Roma". E così nel prossimo ciclo della trasmissione Report tornerà a fare un bilancio aggiornato dell'operazione social card.


La vita disgraziata della Social card
Ma cos'ha fatto tanto infuriare un autorevolissimo esponente del governo da spingere la Rai, dell'appena nominato direttore generale Mauro Masi, a spedire una puntata di Report davanti al Comitato etico? I sussurri di viale Mazzini indicano un nome che porta al ministero dell'Economia (quello di Giulio Tremonti) e una puntata precisa, quella intitolata "Poveri noi" e dedicata alla Sociale card.Eppure non si trattava di un argomento nuovissimo. La Social card ha suscitato, infatti, l'interesse dei media fin dalla conferenza stampa di presentazione, tenuta soprattutto dai ministro Tremonti e Sacconi. E poi sono arrivate anche le critiche (non tantissime, ma ci sono state, soprattutto per la delusione di vedere la montagna partire il topolino di poco più di 500.000 aventi diritto). Si è parlato anche della difficoltà delle procedure per ottenerla, tanto da spingere Beatrice Magnolfi (del Pd) a parlare di vera e propria via crucis. Si è detto di quelle scariche, che hanno costretto i pensionati ad imbarazzate reazioni di fronte alle casse dei supermercati.
A gennaio scorso si è scatenata una forte polemica dopo i dati diffusi dall'Inps: a fronte di una platea di aventi diritto pari a 1.300.000, solo 420mila erano quelle realmente attivate.


L'inchiesta di Report
Dopo di che, silenzio. Fino all'inchiesta di Report del 5 aprile scorso, “Poveri noi”, tutta dedicata alla Carta acquisti. Un silenzio interrotto dalla voce del coordinatore nazionale dei Caf, Valeriano Canepari, che pochi giorni prima della puntata, denunciava a ilsalvagente.it: “A nessuno interessa più parlare di Social card e Bonus famiglia”.
Fino al 5 aprile, la data della puntata di Report che qualcuno in alto non ha gradito.


Un confronto impietoso tra annunci e risultati
Ma cosa può aver dato fastidio al ministro del Tesoro, che è apparso nell'inchiesta di Report, anche se visibilmente seccato dalle domande della giornalista dopo il servizio sul confronto europeo?
Possiamo solo immaginare…
E se il buongiorno si vede dal mattino, l'inizio della puntata è stato senza dubbio di forte impatto. Le prime immagini erano quelle della conferenza stampa di Tremonti a novembre scorso, in cui si presentava trionfalmente l'iniziativa. E poi le cifre secondo il ministro: “Il nostro obiettivo è distribuire la carta a una platea che, in base ai nostri conti, è pari di un milione e 300 persone”. Poi la voce della giornalista Giovanna Buorsier fuori campo: “A dicembre le persone che hanno ricevuto la lettera del ministero sono 520 mila”.
Numeri discordanti, che aprono una crepa tra risultati attesi ed effettivamente raggiunti.
Può essere stato questo il problema? Aver inquadrato con le telecamere l'orgoglio dell'annuncio e citato a voce il contrasto con i dati?

E c'è anche lo svarione Robin Tax
Forse. O magari è stato il fatto che intorno alla Social card giravano altre scelte del ministero del Tesoro. E ancora in conferenza stampa Tremonti: “Parte della social card sarà finanziata con una minima parte della Robin Hood Tax”. La tassa che prende il nome dal ladro di Sherwood che rubava ai ricchi per dare ai poveri, è dovuta al fatto che si “preleva” dalle compagnie petrolifere, banche, e assicurazioni, per ridistribuire ai meno abbienti le risorse.
Ma in tempo di crisi è stata una scelta strategica? Report lo chiede all'economista Tito Boeri: “All'epoca della Robin Tax il petrolio costava 166 dollari al barile, e andava verso i 200. Ora, con la crisi, è sceso a 30 dollari”. Un bello schiaffo morale al “preveggente” ministro che aveva visto la crisi prima degli altri.
Ma non basta. Di nuovo Tremonti in conferenza stampa: “La Robin Tax ha avuto, ha un gettito di 4 miliardi”. Dato smentito da Aldo Polito, dirigente dell'Agenzia delle Entrate: “La 'tassa' si paga entro il 16 giungo. In pochi hanno già provveduto”. Il grosso? “Lo vedremo a giugno”, risponde Polito alla giornalista. Che conclude: “Se si incasseranno 4 miliardi lo sapremo, quindi, tra qualche mese”.

La “beffa” dei poveri
Brutta figura anche con le interviste ai pensionati in fila alle poste. Prima ai Caf, poi all'Inps, le Poste, di nuovo ai Caf. Procedure complesse: “Un casino”, il secco commento di uno degli intervistati. Quindi la delusione di chi rientrava nei limiti di reddito, ma non nelle altre condizioni di accesso: età, utenze elettriche, macchine, immobili. Era stato raccontato nei giornali, forse guardarle negli occhi, queste persone, era troppo.

Il giro di soldi intorno a Mastercard e Poste
Poi la domanda che si sono fatti in tanti: perché non accreditare direttamente nelle pensioni, risparmiando in procedure e soldi? Ed ecco i conti: “A fronte di 2 milioni di carte stampate, ne sono state attivate 717mila”. Quanto è stato speso? Lo ricostruisce la Gabanelli in studio: “Un totale di 21 milioni di euro. Nel dettaglio: 2 milioni e qualcosa per le carte; 400.000 per spedire le lettere ai presunti beneficiari. Altri 10 milioni e mezzo ai Caf che aiutavano a compilare le domande; e 2 milioni, poi, per il call center e la macchina della pubblicità.
Il ministro lo sa? Tremonti rispondeva che al momento non era in grado di dirlo con esattezza. “Comunque, le diamo i dati”. Ma intanto, questi il pubblico ha visto e sentito.

Una conclusione amara
E ha visto e sentito tutto il resto. Report ha fatto le domande che si facevano da mesi utenti, pensionati e giornalisti. Ha avuto le risposte intervistando Inps, Agenzia delle Entrate, Caf, e un dipendente anonimo del Ministero del tesoro. Fonti autorevoli.
Che avrà mai da ridire il Comitato etico della Rai? La Federazione nazionale della stampa scriveva ieri in un comunicato che l'inchiesta “aveva il torto di non essere piaciuta a qualche ministro”.



da: il salvagente

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